L’artefice del “miracolo Cesport” Giuseppe Esposito: «Sono un presidente che ama famiglia, musica e sport»

di Mimmo Sica

Iscritto al Collegio dei ragionieri commercialisti con abilitazione alla professione e laureato in Scienze motorie, Giuseppe Esposito (nella foto) ha iniziato la sua attività lavorativa esercitando la libera professione. Successivamente, abilitato all’insegnamento nelle scuole medie inferiori e superiori, è stato docente di educazione fisica. Assunto al Banco di Napoli, ora Intesa Sanpaolo, di cui attualmente è funzionario, è stato dirigente della Società Sportiva Cral Banco di Napoli . Nel 1994 ha partecipato alla nascita della Cesport Italia che milita nel campionato nazionale di pallanuoto di A2. Prima dirigente, oggi ne è il presidente. Nel 2015 gli è stata conferita la Stella di Bronzo al merito sportivo dal Coni. Dal 2016 è consigliere regionale della Federazione Italiana Nuoto. È stato Manager Supervisor di Sport e Logistica alle Universiadi. «Sono nato a Napoli e ho abitato nei pressi di piazza Carlo III. Mio padre era un appassionato di nuoto che praticava a livello amatoriale per questo mi spinse a frequentare il Circolo Canottieri Napoli dove ho praticato questo sport, anche a livello agonistico, dall’età di 10 anni fino a 17 anni. Ero alla fine del percorso che mi avrebbe portato al conseguimento del diploma di ragioniere. Poi mi iscrissi alla facoltà di economia e commercio, ma dopo due anni, nei quali avevo sostenuto solo quattro esami, decisi di cambiare indirizzo».

Quale prese?

«Avevo lo sport nel sangue e optai per l’Isef, l’Istituto Superiore di Educazione Fisica, dove si studiavano approfonditamente soprattutto materie attinenti alle discipline sportive. Il diploma che si conseguiva dopo un corso triennale non era ancora ritenuto equivalente alla laurea per cui frequentai subito dopo il quarto anno per avere l’equipollenza all’attuale laurea in scienze motorie».

Iniziò quindi ad insegnare educazione fisica?

«No, appena iscritto all’Albo dei ragionieri commercialisti, cominciai ad esercitare la libera professione che ho fatto per qualche anno. Poi optai per la docenza di educazione fisica nelle scuole medie inferiori e superiori che lasciai quando fui assunto al Banco di Napoli».

Un passo indietro. Da adolescente le era nata anche la passione per la musica. Come mai?

«Sicuramente me l’ha trasmessa mio padre, Tonino Esposito. Era direttore di banca ma anche un apprezzato maestro di musica. Tra le sue tante composizioni c’è “Sott’a luna” interpretata dall’indimenticabile Sergio Bruni. Volevo imparare a suonare la chitarra, ma mi piacevano anche gli strumenti a percussione. Un giorno, sentendomi suonare il drum, papà mi disse che ero decisamente portato per la batteria. Da quel momento iniziai a suonarla “a orecchio” con lusinghieri risultati».

Formò anche un gruppo.

«Sì, con mio fratello maggiore Cristofaro che, autodidatta come me, diventò in breve tempo un bravo chitarrista. Poi c’era il bassista, l’organista e la vocalist. Non continuai per molto tempo mentre Cristofaro, che aveva ereditato maggiore talento da papà, è andato avanti per anni. Il terzo fratello, Sergio, sotto quest’aspetto è “fuori razza”».

Il cantante preferito?

«Sicuramente Massimo Ranieri, lo reputo un artista completo ed ha cominciato i suoi primi passi anche con mio padre quando suonava a Santa Lucia con il club degli americani».

Il Banco di Napoli ha rappresentato per lei un duplice trampolino di lancio. Ha avuto inizio la sua brillante carriera come bancario ed è decollato il gratificante percorso di tecnico e dirigente sportivo.

«Come dipendente, al Banco ho raggiunto un livello di notevole prestigio. Ho avuto, però, anche l’opportunità di farmi apprezzare per la mia competenza in campo sportivo perché sono stato consigliere del Cral con delega allo sport. Ho avuto come amico e collega il grande Enzo D’Angelo, campione di pallanuoto e bravissimo allenatore fino a quando è venuto a mancare prematuramente».

Consigliere ma anche tecnico.

«Mi ero abilitato istruttore e preparatore atletico di nuoto, primo e secondo livello, poi coordinatore scuola nuoto e direttore di impianti sportivi, quindi sono diventato allenatore di pallanuoto. Questi requisiti mi servivano perché come Cral del Banco di Napoli, dal 1981 fino al 1993, abbiamo gestito la piscina vomerese del Collana».

Quell’esperienza le è servita per realizzare un sogno “antico”. Ce ne parli.

«Quando il Cral Banco Napoli lasciò la piscina, da vomerese d’adozione quale mi sento decisi di continuare da solo. Mi rendevo conto che era un’avventura difficile e irta di difficoltà non solo organizzative, ma soprattutto economiche. La mia vera forza mi veniva dagli splendidi ricordi che avevo di giovanissimo agonista di nuoto, dall’importanza fondamentale che aveva avuto nella mia formazione quella esperienza e dal convincimento profondo che lo sport ha un’utilità sociale ed educativa insostituibile. Insegna a fare gruppo, a creare sistema, a inculcare il rispetto nei valori fondamentali della vita, a essere solidali privilegiando l’altruismo a discapito dell’egoismo. Ne parlai con alcuni amici che la pensavano come me e decidemmo di affrontare il rischio. Era il 1994 e fondammo, al Collana, la Cesport Italia, un’associazione sportiva dilettantistica. La sede legale è in via Melisurgo 23».

Con quale “mission”?

«L’associazione inizialmente si è dedicata ad attività amatoriali, lavoro con i disabili e persone meno abbienti, nuoto per progetti scolastici; successivamente hanno preso forma i settori Nuoto e Pallanuoto a livello agonistico, con l’intento di crescere come realtà sportiva».

Non avete in gestione un impianto tutto vostro e questo fa crescere in maniere esponenziale le difficoltà. Come siete organizzati?

«Ricorriamo all’istituto della “concessione a domanda individuale”. Paghiamo il “fitto” di una corsia a un particolare orario nel corso della giornata e in questo spazio d’acqua limitato i nostri ragazzi si allenano. Da quando la piscina vomerese è chiusa utilizziamo la “Scandone” e la “Nestore” di Chiaiano».

Ne consegue che l’attività prevalente, se non esclusiva, è la pallanuoto agonistica?

«È proprio così e per questo motivo, con orgoglio parlo di “miracolo Cesport Italia” peri  risultati conseguiti».

Si spieghi.

«Non gestire un impianto proprio ci impedisce di svolgere le attività, statutariamente previste, che hanno un’importanza fondamentale nell’acquisizione delle risorse economiche minime, indispensabili per mantenere in vita l’associazione. Mi riferisco, per esempio, ai corsi di nuoto e alle scuole nuoto che rappresentano la linfa vitale costituita dalle quote associative mensili che pagano i soci. Ma il nostro amore per questa “creatura”, la gestione familiare a livello di vertici e anche sotto l’aspetto economico e il sostegno di qualche imprenditore innamorato come noi della waterpolo, ci fanno tenere duro e sperare che le promesse fatte in più sedi dalle istituzioni alla fine si realizzino».

Ricostruiamo insieme, in sintesi, la storia di quello che lei ha definito “il miracolo Cesport Italia” che riteniamo un’affermazione che trova oggettivo riscontro nei fatti.

«Abbiamo sempre pensato a creare e coltivare un vivaio di giovani. A partire dagli inizi del 2000 abbiamo raggiunto livelli di tutto rispetto nei campionati regionali categoria “esordienti”, “ragazzi” e “allievi”. Nel 2007/2008 e nel 2008/2009 gli under 17 B sono stati semifinalisti nel campionato nazionale. Nel 2011/2012 siamo arrivati secondi nel campionato nazionale di serie C e l’anno successivo abbiamo vinto il campionato e siamo stati promossi in serie B. Dopo due finali play off, nel 2016/2017 la squadra ha conquistato la serie A2 dove milita tuttora. Alla serie C ci ha portato Luca Gagliotta che allena ora gli under 20. In serie B l’allenatore era Giancarlo Wasche che è rimasto con noi due anni. Poi c’è stato Fabrizio Rossi, sostituito dall’attuale coach Federico Calvino, figlio di Filippo Calvino, il presidente del Comitato regionale che mi volle in staff per curare i rapporti con gli enti esterni».

La Cesport Italia è una delle quattro squadre della città. L’avrebbe mai immaginato?

«Una realtà sognata da sempre anche se ci manca il ritorno nella nostra casa natale che è la piscina vomerese del “Collana”, la nostra società nasce come espressione prettamente della città collinare, anche se spesso, come anche lo scorso anno, le calottine giallo/blu sono dovute emigrare a Casoria. Aggiungo che siamo una delle tre squdre che militano in serie A2 insieme alla blasonata Canottieri Napoli con il nuovo allenatore Enzo Massa, secondo le recenti notizie pubblicate dai giornali, e all’Acquachiara di Franco Porzio. E questo successo si commenta da solo».

Ha parlato di impegno preso dalle istituzioni territoriali di attivarsi per affidare all’associazione che presiede un impianto. Ci crede?

«Ho fiducia e stima nel governatore Vincenzo De Luca, nel sindaco Luigi de Magistris e nell’assessore allo Sport Ciro Borriello. Mi hanno premiato in incontri ufficiali e hanno dato riconoscimenti anche all’Asd che si fregia della Stella di Bronzo al merito sportivo del Coni. Credo vivamente che questo sogno si realizzerà».

La pandemia Covid-19 ha aggravato la situazione. Lei è anche un bancario con una competenza specifica in materia economico-finanziaria.

Le istituzioni quali interventi dovrebbero adottare? «Dare ad horas un adeguato contributo economico alle società che sono il vero motore di questo settore senza le quali non ci sarebbe indotto, perché da febbraio siamo fermi e i costi per le tasse gara ai campionati sono spade di Damocle che ci pendono sulla testa. Per noi, poi, c’è l’ulteriore spesa da sostenere per la “concessione a domanda individuale ” di corsie nella “Scandone” e nella “Nestore”. Se questa iniezione di risorse non arriva, sicuramente molte realtà saranno cancellate e con esse pagine di storia dello sport cittadino».

La pallanuoto l’accompagna anche nei fine settimana. Questa volta insieme a sua moglie. Perché?

«Valeria mi sopporta e mi supporta in questa grande passione. Abbiamo tre figli, la maggiore Germana, dottore di ricerca alla facoltà di Farmacia, il secondo e il terzo sono pallanuotisti. Dario, laureato in economia aziendale con impegno lavorativo sempre nel mondo sportivo, gioca in A2; Alessandro milita negli under. Andiamo sempre ad assistere ai loro incontri con amore e vero tifo».

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